L'Argomento ~ I luoghi che fanno stare bene

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UN WORKSHOP AL LAZZARETTO NUOVO COME PONTE TRA TEORIE SCIENTIFICHE ED ESPERIENZA PERSONALE

di Paolo Inghilleri (Università degli Studi di Milano)

L’attaccamento psicologico ai luoghi in cui abbiamo vissuto e in cui oggi viviamo e il conoscere e il sentirsi vicini ai valori e alle pratiche di una comunità sono elementi molto importanti per raggiungere un senso di identità forte che ci dà sicurezza e ci fa stare bene.

Un mio recente libro, "I luoghi che curano", edito da Raffaello Cortina Editore, parla proprio di questi processi. Il libro indaga le cause psicologiche e sociali del senso di malessere diffuso che spesso oggi sperimentiamo: pensiamo alle innumerevoli possibilità di scelte, che poi sono difficili da realizzare, proposte continuamente dai media, da Internet  e dalla pubblicità, pensiamo all'inevitabile confronto con altre culture e con la loro diversità, alla crisi economica, alla guerra così vicino  a noi, al destino incerto del pianeta sia dal punto di vista ambientale che della sicurezza. Ma ognuno di noi, in quanto appartenente alla specie biologica dei Sapiens, possiede diversi fattori protettivi: la capacità, attraverso l'empatia, di comprendere l'altro e di collaborare, la predisposizione alla resilienza, la tendenza innata a raggiungere stati esperienziali positivi. Il tema della cura è quindi affrontato in questo libro parlando degli effetti terapeutici dei luoghi, degli oggetti che decidiamo di mantenere (dai nostri oggetti personali alle memorie di una comunità) e della natura. Sono proposti i paesaggi, le città e le costruzioni architettoniche idonei a "curare" e a farci star bene. Una parte importante è dedicata agli effetti benefici della natura sulla mente e sul comportamento, e al modo in cui tutto questo s'interseca con il futuro ambientale del pianeta e con ciò che ci ha insegnato la pandemia da Covid-19. Si parla quindi del significato psicologico dei propri luoghi, come ad esempio i luoghi dell’infanzia, e di come  I luoghi che conosciamo, ma che al contempo hanno qualche aspetto nuovo ed imprevisto, ci fanno stare bene, proprio grazie  a questo mix di conosciuto e di “mistero” da svelare.

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Le esperienze del workshop Laguna Living Lab 2022

Partendo da queste considerazioni, con Giorgia Fazzini, geografa, presidente Ekos Club, e con la collaborazione di Nicola Rainisio, psicologo del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, ho ideato e organizzato un workshop esperienziale nell’isola del Lazzaretto Nuovo, per far vivere sul campo la reciprocità di cura e benessere che può intercorrere fra persone e luoghi.

In questa sua prima edizione sperimentale, il workshop ha avuto la durata di un weekend. Le attività del workshop sono state di diverso tipo: alcuni moduli erano di tipo fisico, come la pulizia delle barene dalle plastiche, la raccolta di materiali dispersi e dei legni, l‘estirpazione di rovi, l’uscita in kayak nelle acque della laguna; altri moduli sono stati di tipo intellettuale, come la progettazione di nuovi allestimenti per la sede espositiva del museo. Tutte queste attività sono caratterizzate, e perciò sono state scelte, da due elementi: da un lato la necessità di alta concentrazione su ciò che si fa (vista anche la novità, per molti, del luogo e dell’impegno) e dall’altro il fatto di essere attuate attraverso la collaborazione con altri, creando delle relazioni interpersonali centrate sul “fare”, attuando così un vero processo partecipativo. Altri momenti importanti in questo senso sono stati i pasti in comune seduti intorno  a un grande tavolo collettivo. L’obiettivo di tutte queste attività, al di là dei risultati pratici, è stato quello di provare un’esperienza positiva e di scoperta di se stessi. Per capire il tipo di esperienza che si stava provando nelle diverse attività, le persone hanno anche partecipato a una seduta di Training autogeno, caratterizzata, come sa chi  conosce questo metodo, da totale concentrazione su se stessi , sul proprio corpo e sulla pratica, fino a perdere  (mentre si attua il Training) il contatto cognitivo con le preoccupazioni e i pensieri che caratterizzano la vita quotidiana di ciascuno. Alla fine di ogni mezza giornata riuniti in gruppo abbiamo discusso di ciò che era avvenuto dal punto di vista psicologico, con la restituzione ai partecipanti del significato emotivo e cognitivo dei vissuti, visti in relazione al passato, al presente e al futuro della propria vita. Si è cercato cioè di capire se quelle provate erano state esperienze intense, immersive e se il contatto con la natura e con la cultura delle tradizioni permesso dall’isola, avesse riprodotto o meno delle esperienze che si hanno nel quotidiano (e quando), fino a permettere dei piccoli (o grandi) cambiamento del Sé.

Questo tipo di workshop si basa infatti su precise teorie della psicologia sociale e della psicologia ambientale. Gli effetti positivi del verde e della natura sui nostri processi cognitivi, sulla loro “rigenerazione” (vale a dire un riposo della mente che poi permette di essere più attivi e efficaci nelle nostre attività) e sul senso di autostima sono da tempo conosciuti. Altro elemento importante è che questo tipo di attività, caratterizzate da impegno fisico e intellettuale, che ognuno può modulare a seconda delle proprie capacità e dei propri interessi, e da uno stare insieme ad altri collaborando per uno scopo comune, portano a ciò che la psicologia chiama Flusso di coscienza, uno stato cognitivo e emozionale definito anche Esperienza ottimale, in cui il funzionamento razionale e quello emotivo della mente si alleano per raggiungere degli scopi importanti per la persona, producendo un senso di benessere psichico e di appagamento. Questo stato esperienziale, che impariamo a conoscere fin da bambini nelle buone relazioni  intime con i genitori e attraverso il gioco, si ripete poi nella nostra vita in modo variabile, ma la sua presenza è indispensabile  per dare senso alla nostra vita e per stare bene. L’idea è stata quella di riprodurre questo tipo di esperienza durante le attività del laboratorio e poi riflettere sulla sua presenza o meno  e sul suo significato nella vita di ciascuno.

L’isola del Lazzaretto nuovo, la sua natura, le sue antiche costruzioni, i suoi materiali esposti nel museo rappresentano infatti l’ambiente ottimale per scoprire e provare esperienze positive e dotate di senso: l’isola può far sperimentare, grazie naturalmente anche a un metodo basato su precise conoscenze della psicologia, un senso di se stessi parzialmente nuovo, capace poi di riverberarsi nella nostra vita quando ritorniamo nelle nostre case. Diventa così un territorio vivo, non isolato ma connesso agli obiettivi dei visitatori quando riprendono le loro attività e i loro ruoli sociali.

L'articolo è stato pubblicato nel numero di settembre 2022 del magazine de La Biblioteca delle Isole (rubrica "L'Argomento").

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