L'Argomento ~ I Lazzaretti come spazio d'incontro

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RELIGIONI, LINGUE ED ETNIE IN QUARANTENA

di Marina Inì (University of Cambridge)

I lazzaretti e la quarantena sono spesso associati all’immobilità, controllo e isolamento, mentre è importante ricordare che l’istituzione fu anche intrinsecamente legata al movimento di cose e persone. Commerci, viaggi oltremare, pellegrinaggi, spesso terminavano o facevano tappa nei lazzaretti. Per questo motivo, i lazzaretti possono essere studiati come spazi transculturali, in cui diverse culture, religioni ed etnie si incontravano condividendo un unico spazio.

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Luigi Pallavicini, dettaglio di un affresco in Palazzo Benincasa raffigurante il cortile del lazzaretto di Ancona, 1788.

I documenti d’archivio riguardanti la gestione dei lazzaretti e della quarantena testimoniano come i lazzaretti fossero spesso popolati da passeggeri (per usare il termine coevo) di diverse nazionalità, culto e lingua. Naturalmente, nel contesto dei lazzaretti Mediterranei della prima epoca moderna, la cultura dominante era quella Cristiana: il tempo e lo spazio della quarantena furono scanditi da riti e pratiche di devozione Cristiane, principalmente Cattoliche. Tuttavia, in alcuni casi specifici, si possono trovare nei documenti d’archivio riferimenti al culto Ortodosso, come nei lazzaretti Veneziani nelle isole Ionie; per esempio, nei lazzaretti di Zante, Corfù e Cefalonia vennero costruiti luoghi di culto sia Cattolici che Ortodossi e si garantiva la presenza di preti di quest’ultima confessione.

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Luigi Pallavicini, dettagli dell'affresco in Palazzo Benincasa raffiguranti due preti Ortodossi e due passeggeri vestiti "alla Turca" nel lazzaretto, Ancona, 1788.

In generale la diversità di culto e nazione riportata dai documenti sulla quarantena rispecchia quella dei ricchi porti in cui molti dei lazzaretti Mediterranei furono fondati, come Venezia, Ancona, Spalato, Livorno, Malta, Genova e Marsiglia. Infatti, molti lazzaretti furono costruiti per supportare le attività commerciali di molte città portuali ricche di traffici di merci e persone provenienti da tutto il bacino Mediterraneo. Non sorprende, dunque, che il regolamento per il terzo lazzaretto di Livorno (San Leopoldo), porto rinomato tra i mercanti del Nord Europa, popolata da una ricca comunità Ebraica e da schiavi Musulmani impiegati sulle galere, includa un nota sulla tolleranza religiosa

Sarà [cura del Capitano del Lazzaretto] che nessuno dei passeggeri, e alter persone che sopra, sia disturbato nel libero esercizio della respettiva loro Religione, e Riti, purché nessuno disturbi né dia imbarazzo agli altri di diversa Religione, le loro particolari funzioni siano fatte nelle loro stanze. [Archivio di Stato di Livorno, Magistrato poi Dipartimento di Sanità, 23, Istruzioni per il lazzaretto di San Leopoldo, 21, c. 19, 1779]

Mentre è difficoltoso trovare ulteriori riferimenti specifici alla pratica di culti non Cristiani nei lazzaretti, lo studio di diverse piante storiche di lazzaretti Mediterranei permette di individuare in diversi casi (come Livorno, Malta, Genova, Messina, Venezia e Ancona) luoghi di sepoltura separati per Cattolici, Protestanti, Musulmani ed Ebrei, a testimonianza della presenza assidua in quarantena di diverse genti di diverse religioni nello spazio del lazzaretto. 
In generale, i regolamenti dei lazzaretti includono molti dettagli sulle pratiche religiose in quarantena e sottolineano il ruolo dei Priori dei lazzaretti nel provvedere alla cura spirituale dei passeggeri. Dato il contesto transculturale della quarantena, si trovano spesso richieste di confessori capaci di parlare lingue specifiche: nel caso del lazzaretto di San Pancrazio a Verona si trovano richieste di confessori di lingua Tedesca o Ungherese, vista la vicinanza e i collegamenti tramite il Brennero con le terre Germaniche e Asburgiche; nel Lazzaretto Nuovo a Venezia si garantiva la presenza di un cappellano capace di parlare anche la lingua Illirica (dialetto slavo parlato in area Balcanica).

Il problema della lingua non si poneva solamente nel caso della pratica religiosa ma anche nella vita quotidiana nei lazzaretti. Tra i mercanti e i viaggiatori che assiduamente affollavano i lazzaretti, la maggior parte conosceva diverse lingue, ma, nonostante ciò il multilinguismo è spesso citato come capacità fondamentale per i lavoratori dei lazzaretti. Nel lazzaretto Genovese del Varignano, per esempio, si impiegava un traduttore dall’Inglese, Danese, Svedese e Olandese, visto il frequente arrivo di navi che dai territori Ottomani tornavano nel Nord Europa. Molto interessante è il caso dei lavoratori del lazzaretto di Spalato, città Veneziana sulla costa Dalmata con frequenti commerci con le carovane Ottomane provenienti dai Balcani: si richiedeva di impiegare nel lazzaretto soprattutto persone capaci di parlare Turco Ottomano e Slavo dati i frequenti contatti con mercanti Balcanici e Ottomani. Sulla sponda opposta dell’Adriatico, nel lazzaretto in Ancona, si impiegavano, per gli stessi motivi, interpreti dal Turco Ottomano per interagire con i capitani e l’equipaggio di navi Ottomane che spesso attraversavano l’Adriatico. Tracce della presenza di genti di diverse lingue ed etnie si trovano anche sulle pareti dei lazzaretti: nel lazzaretto di San Pancrazio in Verona graffiti (ormai perduti) furono scritti in Tedesco, volgare e Latino. Tra i celebri graffiti del Lazzaretto Vecchio di Venezia si trovano anche scritte in Turco Ottomano ed Ebraico. 

Lo spazio quarantena, dunque, risuonava di diverse lingue e dialetti ed era popolato da genti praticanti diversi culti, rispecchiando la diversità e le peculiarità sociali delle città in cui i lazzaretti erano spesso costruiti. I lazzaretti emergono, quindi, come spazi non solo legati all’immobilità e isolamento ma anche come luoghi fondamentali per lo studio della società Mediterranea moderna, caratterizzata dalla circolazione di persone, da diversità culturale e multilinguismo.

 

L'articolo è stato pubblicato nel numero di novembre 2021 del magazine de La Biblioteca delle Isole (rubrica "L'Argomento").

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Scrittura in turco-ottomano, Lazzaretto Vecchio, Tezon Vecchio da Merci (Francesca Malagnini, Il Lazzaretto Vecchio di Venezia - Le scritture epigrafiche, Venezia, Marcianum Press, 2018)