L'Argomento ~ "Il mare era come un bosco"

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VENEZIA, ECONOMIA E PANDEMIE TRA PASSATO E PRESENTE

di Daniele Andreozzi (Università di Trieste)

Nel febbraio del 2020 ci siamo trovati di fronte a una realtà che, pure se più volte annunciata, nel suo improvviso concretizzarsi ha scosso le nostre sicurezze: la pandemia causata dal Coronavirus Covid 19, un nuovo agente patogeno contro il quale la medicina non era in grado di fornire strumenti ‘scientifici’ atti a difenderci. Il mondo globale del XXI secolo si è immerso in un contesto tipico delle società preindustriali ed è stato costretto a ripensare le strategie cui affidare la salvaguardia della salute. Momento simbolico della presa d’atto di questo è il report conclusivo della missione congiunta (16-24 febbraio 2020) condotta dalle autorità cinesi e dall’OMS a Whuan per capire quanto stava accadendo. Il report, infatti, afferma l'importanza del contenimento come strumento di difesa contro l’espandersi del Covid, ponendosi come cesura in un dibattito che aveva già caratterizzato la scelta delle linee di azione contro l’ebola e il confronto tra gli studiosi delle pandemie. Nel corso di tale confronto molti studiosi, soprattutto di area anglosassone, avevano indicato come protagonisti gli agenti patogeni (ad esempio, la velocità e modi del contagio e la loro evoluzione nel tempo) e svilito il ruolo della azione dell’uomo. Le politiche di contenimento attuate, tra cui anche le pratiche veneziane contro le peste, erano considerate marginali. Così, una delle conseguenze dell’attuale pandemia è stata quella di ribaltare questo sentire, ponendo al centro della scena le strategie della Repubblica Serenissima indicate come modello delle odierne politiche sanitarie. Infatti, nel corso dell’età moderna, Venezia aveva assunto il ruolo di “antemurale d’Europa”, cioè di prima linea difensiva, confrontandosi con un Levante il cui ecosistema faceva della peste una malattia endemica, e raffinato politiche sanitarie che erano punto di riferimento e standard per gli Stati le cui flotte incrociavano nel Mediterraneo. Tuttavia, nel prendere ad esempio il modello della Serenissima bisogna saperne cogliere gli effettivi meccanismi, per evitare di fare errori fatali come avvenne nel XIX secolo riguardo al colera che nei porti, siccome si ignorava il ruolo delle acque nel contagio, inizialmente fu affrontato, con risultati devastanti, con le stesse misure adottate per la peste.

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Non bisogna immaginare lazzaretti e quarantene come una separazione finalizzata a chiudere e a separare un ‘noi’ da un ‘altro’. I Provveditori alla Sanità, la magistratura che si occupava del controllo della peste, scrivevano che “l’anima del commercio è la salute”. Venezia dipendeva dai traffici mercantili, da cui traeva ricchezza e sostentamento, e le strategie elaborate erano finalizzate non a interrompere, ma a rendere possibili i flussi di donne e uomini e merci. Tale sentire era frutto della convinzione che l’epidemia, provocando il crollo del sistema sociale, avrebbe travolto anche quello economico di cui la salute era prerequisito indispensabile. Perno delle strategie ideate erano i lazzaretti, le quarantene, le patenti di sanità e un efficiente sistema informativo. Nei lazzaretti venivano custoditi, in quarantena, i viaggiatori e le merci per un tempo che variava a seconda della pericolosità dei luoghi di provenienza, divisi tra ‘netti’ (sani), ‘sporchi’ (infetti) e ‘sospetti’. La rete informativa veneziana segnalava la situazione sanitaria delle diverse aree e la provenienza delle imbarcazioni era attestata dalle patenti di sanità, su cui dovevano essere registrati il porto di partenza e quelli toccati durante la navigazione. In tal modo si definivano gli spazi dei commerci e dei viaggi e se ne controllavano i confini, anche all’interno degli stessi domini veneziani, per rendere possibili le relazioni. Gli Stati si conformavano alle regole veneziane per poter stare dentro a tali spazi, riconoscendo i servizi forniti dalla Serenissima a vantaggio comune. Lo specifico ambiente ecologico in cui era inserita Venezia, la laguna, dava una supremazia funzionale ai lazzaretti della Dominante. Qui attraccare era sempre possibile. Inoltre i lazzeretti lagunari si inserivano in un sistema che li raccordava con quelli di Spalato e Castel Nuovo (in Croazia) e integrava venti e correnti prevalenti. Su tali fattori si basava la supremazia della Repubblica sui mari e il suo ruolo di ‘hub’ internazionale dei commerci. Falle di questo sistema erano, come oggi, le trasgressioni delle norme frutto delle diverse percezioni del rischio legate anche alle diverse strategie economiche: gli sbarchi furtivi, i contrabbandi, o semplicemente comportamenti individuali azzardati frutto, ad esempio, delle relazioni familiari come la partecipazione a una fiera o a un matrimonio. Se la peste scoppiava, per sorvegliarli la Serenissima, usando una terminologia simile alla nostra, tracciava i contagi e cercava di spengere i focolai, le ‘scintille’, e per evitarli cercava di garantire i ‘ricoveri’: cibo, assistenza religiosa e sanitaria, sepoltura dei cadaveri e salvaguardia delle merci.

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Lazzaretto Nuovo: modelli di navi e marchi commerciali nelle scritte originali sulle pareti del Tezon Grande, l'edificio in cui erano ospitate le merci in quarantena, provenienti dai vari porti del Mediterraneo.

Il Settecento fu secolo globale, un po’ come il nostro XXI secolo, e tale sistema fu messo sotto tensione per l’aumento dei traffici. Il mare "era come un bosco" per i tanti alberi di navi che si vedevano all’orizzonte e, col moltiplicarsi delle imbarcazioni e dei viaggi, aumentò la preoccupazione della Serenissima. In seguito alla perdita del controllo sul mare, di cui i timori successivi alla peste di Marsiglia del 1720 furono campanello d’allarme, la strada scelta fu quella di arrivare a un maggior coordinamento nelle politiche sanitarie tra le potenze europee, anche rinunciando a porzioni di sovranità. Il fatto che gli Stati avessero comportamenti omogenei era ritenuto un fattore fondamentale per la difesa della salute degli uomini e dell’economia. Anche questo è un insegnamento che viene dalla storia passata di Venezia e dei suoi lazzaretti e un tassello del processo di costruzione dell’identità europea.

L'articolo è stato pubblicato nel numero di maggio 2021 del magazine de La Biblioteca delle Isole (rubrica "L'Argomento").

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